Innovazioni del carburante e conseguenze
Dagli inizi del 1990 i distributori di benzina e i meccanici hanno notato un incremento dei problemi relativi alla qualità del carburante come filtri otturati, pompe deteriorate, ugelli e tubi intasati , problemi di morchie, alghe, batteri ecc. nei propri serbatoi o cisterne.
Il campione di gasolio nella foto A, prodotto nel 1970, è rimasto stabile e non si sono formati sedimenti per più di 30 anni.
Invece, nel campione della foto B, di più recente produzione, si può già notare il deposito sul fondo del recipiente.
Gli studi dell’ industria hanno indicato che più del 40% della manutenzione straordinaria è dovuta alla qualità del combustibile, costando ai distributori di benzina e ai loro clienti milioni di euro.
Una delle principali cause di questi problemi è stato il passaggio dalla raffinazione tradizionale tramite distillazione, al metodo attuale chiamato cracking.
RAFFINAZIONE TRADIZIONALE
Il processo di raffinazione tradizionale (distillazione frazionata) produce il 55% di benzina, cherosene e gasolio. Raffinando con questo metodo i combustibili tendono ad essere altamente stabili nello stoccaggio rispetto a quelli trattati con il cracking.
CRACKING
Il cracking fu ideato per ottenere un maggior rendimento dal petrolio grezzo di benzina, cherosene e gasolio a basso contenuto di zolfo (ULSD) ed è attualmente il metodo utilizzato per la produzione di carburante.
In questo ulteriore processo le catene di idrocarburi vengono rotte in segmenti più piccoli che, essendo altamente instabili, tendono a raggrupparsi nuovamente.
Questo processo viene chiamato polimerizzazione ed è una delle principali cause della presenza di sedimenti nel combustibile attuale.
Se trascurati questi sedimenti possono provocare danni ai filtri e agli iniettori e trasformarsi in costosi interventi di manutenzione.
Non a caso molte case costruttrici prevedono l’uso di filtri con maggior potere filtrante per evitare la rottura di parti ben più costose.
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